La storia di Sarah Moon, tra sogno e realtà

Style Corriere della Sera, 18 March 2023

 

Bellezza evanescente in un mondo di persistente sensazione di mistero: il linguaggio di una delle più celebrate autrici della fotografia contemporanea. In mostra ora ad Andorra

 
Il suo linguaggio anti-narrativo evoca momenti, percezioni, coincidenze. E una profonda sensazione di mistero». Così Carla Sozzani, giornalista e direttrice di giornali di moda, musa ispiratrice di fashion designers, gallerista, pioniera di un modello di distribuzione-comunicazione che sarà conosciuto nel mondo con il nome di Concept Store inventato con 10 Corso Como a Milano, inizia a parlare di Sarah Moon, fotografa e cineasta, nata in Francia nel 1941, una delle più celebrate autrici della fotografia contemporanea, con la quale ha avuto una frequentazione professionale che, come capita alle menti libere e creative, è diventata anche un rapporto personale.
 
Sarah Moon, Anatomie I, 1997. Nome d'arte di Marielle Warin, vincitrice di molti premi tra cui il Grand Prix Nationale de la Photographie nel 1995, nel 1972 Moon fu la prima donna a scattare le immagini per il Calendario Pirelli.
 

Che Sozzani racconta così: «Nel 2011, per l'anniversario dei 20 anni della mia galleria, Sarah mi regalò una foto emblematica che mi accompagna nel tempo: rappresenta un elefante al centro di una pista da circo, è l'immagine simbolo di un portafortuna. La nostra affinità e la nostra amicizia risalgono alla fine degli anni Settanta, quando iniziammo a collaborare per Vogue Italia. Un primo incontro che si trasformò in un "sempre": mi seguì a Elle Italia e poi nelle tante mostre che ho organizzato nella galleria di 10 Corso Como. La sua ricerca fotografica è sempre stata al centro della nostra complicità. E, infatti, per me la fotografia di Sarah riunisce tutti i portafortuna a cui posso pensare, la sua sensibilità plasma tutta la sua opera in un unicum estetico: i visi, i bambini, i fiori, gli animali, i paesaggi e la moda. Soggetti che lei ha profondamente trasformato.

 
Tutto il suo lavoro fotografico va molto al di là della moda e la sua ricerca filmica si impone sulla scena artistica. Nei film, infatti, gli elementi della sua visione danno vita a una esperienza coinvolgente che si compone di fotografie, immagini in movimento, testi, suoni e musica. Rincorrendo sempre il tempo che passa, Sarah spesso modifica la storia e la percezione, la reinventa, la riscrive e l'adatta in modo libero e personale. In ogni espressione, trasforma la realtà in una presenza intensa, immaginaria, filtrata dal ricordo e dall'inconscio. Il suo linguaggio antinarrativo evoca momenti, sensazioni, coincidenze, e una profonda sensazione di mistero».
 
Sarah Moon, Les Tulipes, 2003. Nata in Francia nel 1941, iniziata la carriera come modella, comincia a fotografare nel 1969 per Cacharel.
 
Il viaggio fotografico di Sarah Moon inizia alla fine degli anni Sessanta. Da giovanissima, aveva iniziato una carriera da modella posando per i mostri sacri della fotografia di moda di quegli anni: Irving Penn, Helmut Newton e Guy Bourdin. Ma lei ha una personalità forte, curiosa, che la spinge a osservare le cose che ha attorno. Capta i movimenti, le tecniche, gli sguardi di chi è dall'altra parte dell'obbiettivo e se ne impossessa fino al punto di iniziare a sperimentare con la sua macchina fotografica. Ricerca e trova un suo stile che, volutamente, si allontana da quello maschile di cui lei era il soggetto e lo spinge verso una descrizione onirica della realtà. Diventerà famosa presto perché nel 1969 il designer-imprenditore Jean Bousquet la chiama per creare dal niente l'universo romantico del suo marchio, Cacharel. Che proprio con quell'immagine diventerà noto in tutto il mondo.
 

Un rapporto e una notorietà che arriveranno all'apoteosi nel 1987 con la campagna per il profumo Loulou di Cacharel. Ma Moon aveva già sfondato un tetto di cristallo: nel 1972 è stata la prima donna a fotografare il Calendario Pirelli. Una donna che ha saputo rivoluzionare il mondo della fotografia di moda dandogli un suo aspetto escapista e sognatore e che Giorgio Armani, in occasione della mostra a lei dedicata dalla Galería Alta di Andorra (fino al 21 aprile) ricorda così: «Atemporalità ed eleganza: questo è ciò che mi affascina del lavoro di Sarah Moon. Siamo spiriti affini e lavorando con lei ho scoperto la propensione reciproca per la semplicità».

 

Poetiche, inquietanti e oniriche sono state definite le sue immagini che oggi sembrano far parte di un universo inesauribile. Sia quando descrivono un sogno in bianco e nero sia quando lo fanno a colori. Per raccontare una bellezza evanescente.

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